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Taglio festività, la nuova ricetta contro la crisi

Polemiche sulla decisione di ridurre le ferie per aumentare il Pil

Fa molto discutere in questi giorni la proposta di operare un netto taglio alle festività per aumentare il Pil. La formula anti crisi è stata proposta dal sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo e potrebbe essere discussa in una delle prossime riunioni del Consiglio dei Ministri. Il coro dei no è ampio e raccoglie sindacati, lavoratori e i rappresentanti del mondo del turismo che si vedono minacciati da tale eventuale applicazione del provvedimento.

Ma quali sono le festività che rischiano di essere eliminate? Ovviamente non si tratta di quelle religiose, come Natale ed Epifania, che sono oggetto di accordi con la Santa Sede, ma quelle laiche. Rischiano quindi di scomparire il 25aprile, il 1 maggio e il 2 giugno. Per quanto riguarda le feste legate ai Santi Patroni la proposta è quella di accorparle alla domenica successiva al giorno in cui ricade la ricorrenza.

Con questa riduzione delle ferie, secondo Polillo, si otterrebbe una settimana lavorativa in più che determinerebbe un aumento di un punto percentuale del Pil. Ancora non si conoscono comunque i dettagli del testo: i tecnici di diversi dicasteri sono a lavoro per presentare il prima possibile un parere in modo che il provvedimento possa arrivare in tempi brevi sul tavolo del Consiglio dei ministri per la discussione.

Come anticipato, le polemiche contro il taglio delle festività non mancano. Si parte dal settore del turismo che vede nel provvedimento una vera e propria mannaia per il proprio business. Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha affermato: «Tutto ciò che va sul versante della produttività e crescita ci trova favorevoli. Ma chiediamo al governo tecnico di fare bene i conti perché l’impatto sul turismo potrebbe essere pesantemente negativo».

taglio festivitàI sindacati e i lavoratori sono molto perplessi riguardo all’eventualità che vengano toccate date simboliche come il 25 aprile o del primo maggio, la cui abolizione (o accorpamento che sia), avrebbe una più depressiva che di crescita.

Rimaniamo in attesa dei prossimi sviluppi della proposta e dell’intervento in materia da parte del consiglio dei Ministri.