Redditometro. L’onere della prova sulla reale capacità contributiva sta al fisco e non al contribuente
Ieri, 15 gennaio 2013, la Corte di Cassazione si è pronunciata in merito ad un contenzioso risalente 1994 tra un cittadino e l’agenzia delle Entrate, gettando scompiglio tra le regole del nuovo redditometro, applicabile a partire dalle dichiarazioni del 2010.
La sentenza, pronunciata da Roberto Falcone, mette in evidenza come l’onere della prova debba essere a carico del Fisco, poiché “In caso contrario, infatti, si crea disparità a danno delle famiglie e si limita il diritto di difesa del cittadino sancito dal dettato costituzionale. Si entra insomma nel campo giuridico della cosiddetta “prova diabolica”: come faccio a dimostrare la spesa se non ho l’obbligo di conservare gli scontrini, come nel caso degli acquisti al dettaglio. L’imprenditore acquista beni o servizi e chiede la fatturazione, il privato non ne ha obbligo. Se il fisco afferma che ho effettuato spese di abbigliamento per 5 mila euro, come faccio a dimostrare che non è vero?”. Da qui l’inversione dell’onere della prova, adesso a carico dell’amministrazione fiscale, anche per il Redditometro. “Il contribuente viene tassato sulla sua reale capacità contributiva, se il Fisco afferma che ha invece una capacità diversa, deve essere quest’ultimo a dimostrarlo e non il contribuente, è sacrosanto” sono le parole di Falcone, che scommette sul fatto che il contenzioso “si moltiplicherà e difficilmente, davanti alle commissioni tributarie il fisco avrà alte probabilità di vittoria, anzi sono convinto del contrario”.
Oltre alle forti perplessità sul redditometro, sul piano fiscale il presidente del Lapet aggiunge “le attuali norme non prevedono la contabilità familiare, se il fisco italiano si vuole avvicinare al sistema fiscale statunitense, allora le famiglie devono poter dedurre anche i costi, così come avviene in USA, dove le famiglie sono trattate come piccole aziende”.
Questa importante sentenza, che modifica e inverte il principio dell’onere sulla prova sulla base della valutazione che la presunzione del fisco nel determinare la capacità di reddito delle persone sono “semplici” e standardizzate, infligge un duro colpo al redditometro, rischiando di metterlo definitivamente KO.