La tassa di concessione governativa sui cellulari continuerà a essere pagata
Secondo la Cassazione l’imposta sulla telefonia è legittima
Delusione per i titolari di abbonamento con le compagnie telefoniche italiane: la tassa di concessione governativa sui cellulari si continuerà a pagare. A stabilirlo è la sentenza numero 23052 della Corte di Cassazione.
L’organo ha, infatti, definito legittima l’imposta annullando così, di fatto, le speranze delle associazioni dei consumatori che si erano mobilitate per chiedere rimborsi per aziende e cittadini. L’importo della tassa è pari a 12,91 euro al mese per le utenze di business e di 5,16 euro per i clienti privati.
Non mancano ovviamente le polemiche nei confronti tassa di concessione governativa sui cellulari considerata illegittima. In un mercato della telefonia liberalizzato e privatizzo una simile imposta, non ha ragione di esistere. Secondo le associazioni in un regime di concorrenza dovrebbe essere naturale l’abrogazione implicita dell’articolo ventuno della tariffa allegata al dpr n. 641/1972, che indica tra gli atti soggetti alla concessione governativa “la licenza o documento sostitutivo per l’impiego di apparecchiature territoriali per il servizio radiomobile pubblico terrestre di comunicazione”.
La Cassazione è di altro avviso però. Secondo quanto stabilito dalla sentenza numero 23052, la fornitura di servizi di comunicazione elettronica è “soggetta a un’autorizzazione generale, che consegue alla presentazione della dichiarazione, resa dall’interessato, di voler iniziare la fornitura e costituente denuncia di inizio attività”.
Le associazioni non desistono e continueranno a dichiarare l’illegittimità della tassa di concessione governativa sui cellulari e sperano che tale sentenza possa essere ribaltata.