Reddito di cittadinanza: opportunità o rischio per l’Italia?
Che cos’è e gli eventuali svantaggi della sua applicazione
Le elezioni politiche 2013 hanno aperto uno scenario di profonda incertezza in Italia. II grande protagonista di questa tornata elettorale è il Movimento 5 Stelle, che risulterà decisivo nella formazione del nuovo governo. Un punto fondamentale nel programma della forza politica è il reddito di cittadinanza. Si tratta dell’argomento caldo di questi giorni, cerchiamo quindi di capire che cos’è quali sarebbero gli eventuali svantaggi che deriverebbero da una sua applicazione.
Il reddito di cittadinanza è un salario minimo garantito a chi non è in grado di mantenersi da solo: un’entrata base per dare una boccata d’ossigeno a precari, esodati e disoccupati. Beppe Grillo, leader del Movimento 5 stelle, durante la campagna elettorale ha affermato che la cifra erogata dovrebbe oscillare tra gli 800 e i 1000 euro al mese.
A sostegno di questa proposta, Grillo porta l’esempio di altri Paesi europei, primo tra tutti la Francia, che notoriamente vanta uno stato sociale molto forte e livelli altissimi di assistenza. In realtà i due modelli sono alquanto differenti.
In Francia vige l’Rsa, Reddito di Solidarietà Attivo, che garantisce un salario minimo che varia a seconda del nucleo famigliare: una coppia senza figli ha diritto a 470 euro al mese, mentre una con due figli a 980 euro. Il programma include anche un reddito integrativo per le famiglie che percepiscono uno stipendio basso: per ogni euro di reddito da lavoro l’RSA garantisce 0,62 euro di reddito addizionale.
Si tratta di una soluzione che prevede cifre lontane da quelle promesse da Grillo e che soprattutto incentiva fortemente la ricerca attiva del lavoro, a differenza dello scenario che potrebbe aprirsi in Italia. Se il reddito di cittadinanza ipotizzato da Grillo garantisce fino a mille euro al mese, c’è il rischio che alcuni ritengano più vantaggioso rimanere inoccupati piuttosto che continuare a lavorare con un contratto precario. Inoltre c’è la questione del lavoro sommerso: chi lavora in nero, risultando disoccupato, potrebbe usufruire di questa agevolazione immeritatamente.
In secondo luogo, la soluzione ipotizzata da Grillo dovrebbe coinvolgere in Italia cittadini inattivi e disoccupati, cioè circa 18 milioni di persone. mentre il modello francese nel 2010 era usufruito da circa 3,8 milioni di persone. L’eventuale taglio alla spesa della casta politica non riuscirebbe a coprire la spesa per il reddito di cittadinanza e il rischio è quello di un collasso economico e di un conseguente aumento delle tasse.
Il reddito di cittadinanza è sicuramente un punto fondamentale per il mantenimento dello stato di Welfare, ma la sua applicazione richiede un’oculata valutazione dei costi-benefici.