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Variabile o fisso: il mutuo preferito dagli italiani

E’ recente uno studio condotto da Bankitalia, che ha stabilito che il 41% dell’indebitamento degli italiani è costituito dall’accensione di un mutuo. 
In uno scenario economico difficile, che nelle recenti manovre del governo Monti trova la sua massima espressione per identificare quello che comunque è un malessere più generalizzato, l’italiano sta abbandonando le proprie storiche certezze e inizia a non ritenere il mattone uno degli investimenti più adeguati.

Le borse in continua altalena e uno spread che rende vantaggiosi i Btp, ma li marchia come strumento che identifica un debito nostrano deficitario, dovrebbero portare l’investitore italiano, o il semplice risparmiatore, a considerare la casa come un bene sicuro; tuttavia, la crescente difficoltà a ottenere credito dalle banche e la recente introduzione dell’Imu potrebbero cominciare a minare queste certezze. 
Quello che, comunque, appare dai dati disponibili finora, e ci riferiamo all’anno 2011 che si sta concludendo, è che l’italiano, nel momento in cui, per investimento o necessità, decide di comprare casa preferisce accollarsi un mutuo a tasso variabile. 
Il dato in questione è indubbiamente da leggere alla luce del fatto che la rata di un mutuo a tasso variabile, in questo momento, è meno onerosa rispetto alla rata di un mutuo a tasso fisso.

Le ultime decisioni della Banca Centrale Europea, che ha abbassato i tassi dell’Eurozona all’1%, hanno influenzato inevitabilmente i valori dell’Euribor, che viene poi usato come riferimento per calcolare i tassi di un mutuo a tasso variabile. 
Se questa scelta può sembrare logica nell’immediato spesso non si considerano i possibili effetti in un periodo medio-lungo e questo può costituire un errore, considerando la durata media di un mutuo. Recenti studi hanno sottolineato come proprio gli italiani siano i meno informati, a livello europeo, su questi rischi, tornando a sollevare legittimi dubbi sulla trasparenza delle banche nei confronti dei propri clienti. 
Pur non potendo prevedere quelli che saranno gli scenari futuri è plausibile ipotizzare che i tassi decisi dalla Banca Centrale Europea non resteranno sempre così bassi. Se è vero che il 2012 si configura come un anno difficile per l’economia mondiale, e che per fronteggiare il proseguimento della crisi la BCE potrebbe lasciare invariati gli attuali tassi, è presumibile pensare che nei prossimi anni tali tassi torneranno a crescere, comportando automaticamente un aumento delle rate di chi ha scelto un mutuo a tasso variabile.

La scelta di un tasso fisso comporta una rata più alta nell’immediato, a causa dello spread applicato sull’euribor e che varia da istituto a istituto, ma mette al sicuro il cliente da eventuali rialzi dei tassi successivi.

E comunque plausibile ipotizzare che chi ha scelto il tasso variabile lo abbia fatto anche per la relativa facilità con cui, sempre più spesso, si possa passare da fisso a variabile, o viceversa, cambiando banca erogatrice o semplicemente rinegoziando il mutuo. La stessa possibilità di avere un tasso misto, da studiare in base alla situazione dei mercati, può permettere di ottenere lo strumento giusto per ogni evenienza.