Hope Solo: la storia del portiere della nazionale Usa
Dopo l’oro a Pechino la giocatrice sogna una nuova vittoria
Tra poco meno di dieci giorni inizieranno le Olimpiadi che quest’anno si terranno a Londra sotto gli occhi della regina Elisabetta e tra le tante discipline presenti ai giochi, ci saranno le nazionali femminili di calcio tra cui quella americana che vedrà difendere la propria porta dalla statunitense Hope Amelia Solo. Quest’ultima, trovata positiva durante una visita antidoping, non è stata sospesa in quanto si sarebbe trattato di un errore del medico che le avrebbe prescritto, per sbaglio, un medicinale proibito dall’Us Anti-Doping Agency, ossia l’agenzia antidoping americana.
Per la statunitense di origini italiane, questa sarebbe la sua terza partecipazione alle Olimpiadi dopo quelle del 2004 e del 2008 in cui la sua nazionale ha trionfato aggiudicandosi la medaglia d’oro a Pechino.
La carriera calcistica della Solo ha inizio quando ancora frequentava il college, facendosi notare nel ruolo di attaccante segnando 109 reti in tre anni. Quando nel 1999 passa alle giovanili del Washington Huskies, avviene la svolta che la vede passare dal ruolo di attaccante a quello di portiere portandola direttamente a debuttare nella nazionale maggiore. Cinque anni dopo, arriva alle Olimpiadi di Atene, solo come sostenitrice della sua nazionale non essendo ancora tra le favorite per vestire la maglia a stelle e strisce in una competizione così importante.
Dopo la vittoria nei giochi del 2008, viene eletta miglior calciatrice statunitense dell’anno: stessa cosa accade nel 2011 a Francoforte dopo un torneo in cui vinse il premio come miglior portiere. Dopo la spiacevole vicenda che l’ha vista scontrarsi e collaborare con la Usada, la Solo si sente pronta e felice di rappresentare per la terza volta il suo Paese negli imminenti giochi Olimpici.